C'era una volta un povero contadino che una sera se ne stava seduto accanto al focolare ad attizzare il fuoco, mentre sua moglie filava. A un certo punto disse: -Com'è triste non aver bambini! E' così silenziosa la nostra casa, mentre dagli altri c'è tanto baccano e tanta allegria!-. -Sì- rispose la donna sospirando -fosse anche uno solo e pure piccolissimo, non più grande di un pollice, sarei già contenta, e gli vorremmo un gran bene.- Ora avvenne che la donna incominciò a star male, e dopo sette mesi diede alla luce un bambino, perfettamente formato, ma non più grande di un pollice. Allora essi dissero -E' proprio come lo abbiamo desiderato, e sarà il nostro caro figlioletto- e, dalla statura, lo chiamarono Pollicino. Non gli lesinarono il cibo, tuttavia il bimbo non crebbe e rimase com'era al momento della nascita. E aveva uno sguardo intelligente e si mostrò ben presto un ometto attento e giudizioso, che riusciva in tutto quello che intraprendeva. Un giorno il contadino si preparava ad andare nel bosco a tagliar legna, e mormorò: -Se ci fosse qualcuno che venisse a prendermi con il carro!-. -Oh babbo- esclamò Pollicino -lo farò io; il carro sarà nel bosco a tempo debito.- L'uomo si mise a ridere e disse: -Com'è possibile? Sei troppo piccolo per guidare un cavallo con le redini-. -Non fa niente, babbo, se la mamma vuole attaccarlo, mi metterò nell'orecchio del cavallo e gli suggerirò dove deve andare.- -Be'- rispose il contadino -proviamo, per una volta.- Quando giunse l'ora, la madre attaccò e mise Pollicino nell'orecchio del cavallo, e il piccolo gli gridava dove doveva andare: -Uh e oh! a destra e a sinistra!-. Tutto andò regolarmente come se ci fosse stato un cocchiere, e il carro se ne andava dritto verso il bosco. Ora avvenne che a una svolta, mentre il piccino gridava: -A sinistra!- passarono di lì due forestieri. -Dio mio!- disse l'uno -che è mai questo? C'è un carro e un carrettiere invisibile guida il cavallo!- -C'è qualcosa che non va- disse l'altro -seguiamolo e vediamo dove si ferma.- Intanto il carro andò dritto nel bosco dove spaccavano la legna. Quando Pollicino scorse suo padre, gridò: -Hai visto, babbo, eccomi qui con il carro, adesso mettimi giù-. Il contadino afferrò il cavallo con la sinistra, e con la destra tirò giù dall'orecchio il suo figlioletto, che tutto allegro si mise a sedere su di un fuscello di paglia. Quando due forestieri videro Pollicino, ammutolirono dallo stupore L'uno prese l'altro in disparte e disse: -Ascolta, quell'omuncolo potrebbe fare la nostra fortuna, se lo faremo vedere a pagamento in una grande città: compriamolo!-. Si avvicinarono al contadino e dissero: -Vendeteci l'omino, lo tratteremo bene!-. -No- rispose il padre -non venderei la radice del mio cuore per tutto l'oro del mondo.- Ma Pollicino, udito l'affare, gli si arrampicò su per le pieghe del vestito, si mise sulla sua spalla e gli sussurrò all'orecchio: -Babbo, vendimi pure, tanto ritornerò da te-.
Allora il padre lo diede a quei due per una bella moneta d'oro. -Dove vuoi metterti?- gli chiesero. -Ah, posatemi sulla tesa del cappello; là potrò andare su e giù come in una galleria, e ammirerò il paesaggio.- Lo accontentarono e quando Pollicino ebbe preso congedo dal padre, se lo portarono via. Camminarono fino all'imbrunire, allora il piccino disse: -Tiratemi giù, ne ho bisogno-. -Rimani pure li- rispose l'uomo che lo portava sul suo cappello -non m'importa; anche gli uccelli lasciano cadere qualcosa ogni tanto.- -No- disse Pollicino -so quel che si conviene; tiratemi giù, presto!- L'uomo si tolse il cappello, e mise il piccino in un campo lungo la strada; e quello si addentrò un poco fra le zolle qua e là; poi d'un tratto s'infilò in una tana di sorcio, che aveva cercato apposta. -Buona sera, signori, andatevene pure senza di me!- gridò loro. Quelli corsero e frugarono la tana con i bastoni, ma era fatica sprecata: Pollicino strisciava sempre più giù, e siccome presto fu notte fonda, dovettero andarsene pieni di rabbia e con la borsa vuota. Quando Pollicino si accorse che se ne erano andati, venne fuori dalla galleria sotterranea. -E' pericoloso camminare per i campi al buio- disse -è così facile rompersi l'osso del collo!- Per fortuna s'imbatté‚ in un guscio di lumaca: "Sia lode a Dio!" pensò. "Qui posso pernottare al sicuro!" e vi entrò. Poco dopo, mentre stava per addormentarsi, sentì passare due uomini, uno dei quali diceva: -Come faremo a rubare l'oro e l'argento del ricco parroco?-. -Potrei dirtelo io- gridò subito Pollicino. -Cos'è stato?- esclamò uno dei ladri, spaventato. -Ho sentito qualcuno parlare.- Si fermarono in ascolto e Pollicino tornò a dire: -Prendetemi con voi, vi aiuterò-. -Dove sei?- -Cercate per terra e ascoltate da dove viene la voce- rispose. Finalmente i ladri lo trovarono e lo sollevarono. -Ma come vuoi aiutarci tu, piccolo vermiciattolo!- dissero. -Guardate- egli rispose -entro dall'inferriata nella camera del parroco e vi sporgo fuori quello che volete.- -Be'- dissero quelli -vedremo cosa sei capace di fare.- Quando arrivarono alla parrocchia, Pollicino si introdusse nella camera, ma gridò subito a squarciagola: -Volete tutto quello che c'è qui?-. I ladri dissero, spaventati: -Parla piano, che nessuno ti senta!-. Ma Pollicino finse di non aver capito e gridò di nuovo: -Cosa volete? Volete tutto quel che c'è?-. L'udì la cuoca che dormiva nella stanza accanto, e si rizzò a sedere sul letto in ascolto. Ma per lo spavento i ladri erano corsi dietro un pezzo; finalmente ripresero coraggio e pensarono: "Quel piccoletto vuole prendersi gioco di noi." Tornarono e gli sussurrarono: -Adesso fa' sul serio e dacci qualcosa-. E di nuovo Pollicino gridò più forte che pot‚: -Vi darò tutto; porgete soltanto le mani!-. La donna che stava ad ascoltare l'udì distintamente, saltò giù dal letto ed entrò inciampando nella stanza. I ladri scapparono precipitosamente, come se avessero il fuoco alle calcagne; ma la donna, non riuscendo a vedere nulla, andò ad accendere un lume. Quando ella tornò, Pollicino, non visto, si cacciò nel fienile; e la donna, dopo aver cercato inutilmente in tutti gli angoli, si rimise a letto, credendo di aver sognato a occhi aperti. Pollicino si era arrampicato fra gli steli del fieno, dove aveva trovato un bel posto per dormire: voleva riposare fino a giorno per poi fare ritorno dai genitori. Ma lo aspettavano ben altre esperienze! Sì, non mancano tribolazioni e affanni a questo mondo! All'alba la serva si alzò per dar da mangiare alle bestie. Per prima cosa andò nel fienile, dove prese una manciata di fieno, proprio quello in cui dormiva il povero Pollicino. Ma egli dormiva così sodo che non se ne accorse e si svegliò soltanto in bocca alla mucca, che l'aveva preso con il fieno. -Ah, Dio mio!- gridò. -Come ho fatto a cadere nella mangiatoia?- Ma capì ben presto dove si trovava. Allora cercò di fare attenzione in modo da non finire fra i denti ed essere stritolato; poi dovette lasciarsi scivolare nello stomaco. -Nello stanzino hanno dimenticato le finestre!- disse -e non ci entra il sole, n‚ si può avere un lume!- L'abitazione non gli garbava affatto, e quel che era peggio, dalla porta continuava a entrare altro fieno e lo spazio si faceva più stretto. Alla fine, impaurito, gridò con quanto fiato aveva in gola: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. La serva stava mungendo la mucca proprio in quel momento, e quando sentì parlare senza vedere nessuno, e riconobbe la stessa voce che aveva udito durante la notte, si spaventò tanto che sdrucciolò dallo sgabello e rovesciò il latte. Corse dal padrone in tutta fretta, gridando: -Dio mio, reverendo, la mucca ha parlato!-. -Sei impazzita- le rispose il parroco, tuttavia si recò di persona nella stalla per vedere cosa vi fosse. Ma ci aveva appena messo piede, che Pollicino si mise a gridare di nuovo: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. Allora anche il parroco si spaventò e, pensando che si trattasse di uno spirito maligno, fece uccidere la mucca. Così fu macellata, ma lo stomaco dove si trovava Pollicino fu gettato nel letamaio. Pollicino cercò di tirarsi fuori con gran fatica; finalmente riuscì a farsi strada, ma proprio mentre stava per metter fuori la testa sopraggiunse un'altra disgrazia. Arrivò di corsa un lupo affamato che ingoiò tutto lo stomaco in un boccone. Ma Pollicino non si perse d'animo. "Forse il lupo mi darà retta" pensò e, dalla pancia, gli gridò: -Caro lupo, io so dove puoi trovare un cibo squisito-. -Dove?- chiese il lupo -In quella casa così e così, devi introdurti nella cantina e troverai focaccia, lardo e salsiccia a volontà.- E gli descrisse minutamente la casa di suo padre. Il lupo non se lo fece dire due volte: di notte, passando dalla cantina, entrò nella dispensa e mangiò a sazietà. Quando fu sazio volle andarsene, ma era diventato così grasso che non pot‚ più uscire per la stessa via. Pollicino aveva contato proprio su questo e si mise a fare un gran baccano nella pancia del lupo, strepitando e strillando più forte che poteva. -Vuoi startene zitto?- disse il lupo, -svegli i padroni.- -Ma come!- rispose il piccino -tu hai mangiato a crepapelle, adesso voglio divertirmi un po' anch'io!- E ricominciò daccapo a gridare con tutte le sue forze. Finalmente suo padre e sua madre si svegliarono, corsero alla dispensa e guardarono dalla fessura. Quando videro che c'era dentro un lupo, si spaventarono, e il marito corse a prendere l'ascia e la moglie la falce. -Stammi dietro- disse l'uomo entrando nella stanza -se non lo uccido al primo colpo, dagli addosso e fallo a pezzi.- Pollicino udì la voce del padre e gridò: -Caro babbo, sono qui, sono nella pancia del lupo!-. -Dio sia lodato! abbiamo ritrovato il nostro caro bambino!- rispose l'uomo, pieno di gioia. E disse alla donna di mettere via la falce per non fargli del male. Poi diede un gran colpo sulla testa del lupo, facendolo stramazzare a terra morto; e, presi coltello e forbici, gli tagliarono la pancia e tirarono fuori il piccino. -Ah- disse il padre -come siamo stati in pena per te!- -Sì, babbo, ho girato il mondo in lungo e in largo, grazie a Dio respiro di nuovo aria buona!- -Ma dove sei stato?- -Ah, babbo, sono stato in una tana di sorcio, nella pancia di una mucca e nel ventre di un lupo, adesso rimango con voi.- -E noi non ti venderemo più per tutto l'oro del mondo.- Allora abbracciarono e baciarono il loro Pollicino, gli diedero da bere e da mangiare e gli fecero fare dei vestiti nuovi perché‚ i suoi si erano sciupati nel viaggio.
Allora il padre lo diede a quei due per una bella moneta d'oro. -Dove vuoi metterti?- gli chiesero. -Ah, posatemi sulla tesa del cappello; là potrò andare su e giù come in una galleria, e ammirerò il paesaggio.- Lo accontentarono e quando Pollicino ebbe preso congedo dal padre, se lo portarono via. Camminarono fino all'imbrunire, allora il piccino disse: -Tiratemi giù, ne ho bisogno-. -Rimani pure li- rispose l'uomo che lo portava sul suo cappello -non m'importa; anche gli uccelli lasciano cadere qualcosa ogni tanto.- -No- disse Pollicino -so quel che si conviene; tiratemi giù, presto!- L'uomo si tolse il cappello, e mise il piccino in un campo lungo la strada; e quello si addentrò un poco fra le zolle qua e là; poi d'un tratto s'infilò in una tana di sorcio, che aveva cercato apposta. -Buona sera, signori, andatevene pure senza di me!- gridò loro. Quelli corsero e frugarono la tana con i bastoni, ma era fatica sprecata: Pollicino strisciava sempre più giù, e siccome presto fu notte fonda, dovettero andarsene pieni di rabbia e con la borsa vuota. Quando Pollicino si accorse che se ne erano andati, venne fuori dalla galleria sotterranea. -E' pericoloso camminare per i campi al buio- disse -è così facile rompersi l'osso del collo!- Per fortuna s'imbatté‚ in un guscio di lumaca: "Sia lode a Dio!" pensò. "Qui posso pernottare al sicuro!" e vi entrò. Poco dopo, mentre stava per addormentarsi, sentì passare due uomini, uno dei quali diceva: -Come faremo a rubare l'oro e l'argento del ricco parroco?-. -Potrei dirtelo io- gridò subito Pollicino. -Cos'è stato?- esclamò uno dei ladri, spaventato. -Ho sentito qualcuno parlare.- Si fermarono in ascolto e Pollicino tornò a dire: -Prendetemi con voi, vi aiuterò-. -Dove sei?- -Cercate per terra e ascoltate da dove viene la voce- rispose. Finalmente i ladri lo trovarono e lo sollevarono. -Ma come vuoi aiutarci tu, piccolo vermiciattolo!- dissero. -Guardate- egli rispose -entro dall'inferriata nella camera del parroco e vi sporgo fuori quello che volete.- -Be'- dissero quelli -vedremo cosa sei capace di fare.- Quando arrivarono alla parrocchia, Pollicino si introdusse nella camera, ma gridò subito a squarciagola: -Volete tutto quello che c'è qui?-. I ladri dissero, spaventati: -Parla piano, che nessuno ti senta!-. Ma Pollicino finse di non aver capito e gridò di nuovo: -Cosa volete? Volete tutto quel che c'è?-. L'udì la cuoca che dormiva nella stanza accanto, e si rizzò a sedere sul letto in ascolto. Ma per lo spavento i ladri erano corsi dietro un pezzo; finalmente ripresero coraggio e pensarono: "Quel piccoletto vuole prendersi gioco di noi." Tornarono e gli sussurrarono: -Adesso fa' sul serio e dacci qualcosa-. E di nuovo Pollicino gridò più forte che pot‚: -Vi darò tutto; porgete soltanto le mani!-. La donna che stava ad ascoltare l'udì distintamente, saltò giù dal letto ed entrò inciampando nella stanza. I ladri scapparono precipitosamente, come se avessero il fuoco alle calcagne; ma la donna, non riuscendo a vedere nulla, andò ad accendere un lume. Quando ella tornò, Pollicino, non visto, si cacciò nel fienile; e la donna, dopo aver cercato inutilmente in tutti gli angoli, si rimise a letto, credendo di aver sognato a occhi aperti. Pollicino si era arrampicato fra gli steli del fieno, dove aveva trovato un bel posto per dormire: voleva riposare fino a giorno per poi fare ritorno dai genitori. Ma lo aspettavano ben altre esperienze! Sì, non mancano tribolazioni e affanni a questo mondo! All'alba la serva si alzò per dar da mangiare alle bestie. Per prima cosa andò nel fienile, dove prese una manciata di fieno, proprio quello in cui dormiva il povero Pollicino. Ma egli dormiva così sodo che non se ne accorse e si svegliò soltanto in bocca alla mucca, che l'aveva preso con il fieno. -Ah, Dio mio!- gridò. -Come ho fatto a cadere nella mangiatoia?- Ma capì ben presto dove si trovava. Allora cercò di fare attenzione in modo da non finire fra i denti ed essere stritolato; poi dovette lasciarsi scivolare nello stomaco. -Nello stanzino hanno dimenticato le finestre!- disse -e non ci entra il sole, n‚ si può avere un lume!- L'abitazione non gli garbava affatto, e quel che era peggio, dalla porta continuava a entrare altro fieno e lo spazio si faceva più stretto. Alla fine, impaurito, gridò con quanto fiato aveva in gola: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. La serva stava mungendo la mucca proprio in quel momento, e quando sentì parlare senza vedere nessuno, e riconobbe la stessa voce che aveva udito durante la notte, si spaventò tanto che sdrucciolò dallo sgabello e rovesciò il latte. Corse dal padrone in tutta fretta, gridando: -Dio mio, reverendo, la mucca ha parlato!-. -Sei impazzita- le rispose il parroco, tuttavia si recò di persona nella stalla per vedere cosa vi fosse. Ma ci aveva appena messo piede, che Pollicino si mise a gridare di nuovo: -Non portatemi più fieno! Non portatemi più fieno!-. Allora anche il parroco si spaventò e, pensando che si trattasse di uno spirito maligno, fece uccidere la mucca. Così fu macellata, ma lo stomaco dove si trovava Pollicino fu gettato nel letamaio. Pollicino cercò di tirarsi fuori con gran fatica; finalmente riuscì a farsi strada, ma proprio mentre stava per metter fuori la testa sopraggiunse un'altra disgrazia. Arrivò di corsa un lupo affamato che ingoiò tutto lo stomaco in un boccone. Ma Pollicino non si perse d'animo. "Forse il lupo mi darà retta" pensò e, dalla pancia, gli gridò: -Caro lupo, io so dove puoi trovare un cibo squisito-. -Dove?- chiese il lupo -In quella casa così e così, devi introdurti nella cantina e troverai focaccia, lardo e salsiccia a volontà.- E gli descrisse minutamente la casa di suo padre. Il lupo non se lo fece dire due volte: di notte, passando dalla cantina, entrò nella dispensa e mangiò a sazietà. Quando fu sazio volle andarsene, ma era diventato così grasso che non pot‚ più uscire per la stessa via. Pollicino aveva contato proprio su questo e si mise a fare un gran baccano nella pancia del lupo, strepitando e strillando più forte che poteva. -Vuoi startene zitto?- disse il lupo, -svegli i padroni.- -Ma come!- rispose il piccino -tu hai mangiato a crepapelle, adesso voglio divertirmi un po' anch'io!- E ricominciò daccapo a gridare con tutte le sue forze. Finalmente suo padre e sua madre si svegliarono, corsero alla dispensa e guardarono dalla fessura. Quando videro che c'era dentro un lupo, si spaventarono, e il marito corse a prendere l'ascia e la moglie la falce. -Stammi dietro- disse l'uomo entrando nella stanza -se non lo uccido al primo colpo, dagli addosso e fallo a pezzi.- Pollicino udì la voce del padre e gridò: -Caro babbo, sono qui, sono nella pancia del lupo!-. -Dio sia lodato! abbiamo ritrovato il nostro caro bambino!- rispose l'uomo, pieno di gioia. E disse alla donna di mettere via la falce per non fargli del male. Poi diede un gran colpo sulla testa del lupo, facendolo stramazzare a terra morto; e, presi coltello e forbici, gli tagliarono la pancia e tirarono fuori il piccino. -Ah- disse il padre -come siamo stati in pena per te!- -Sì, babbo, ho girato il mondo in lungo e in largo, grazie a Dio respiro di nuovo aria buona!- -Ma dove sei stato?- -Ah, babbo, sono stato in una tana di sorcio, nella pancia di una mucca e nel ventre di un lupo, adesso rimango con voi.- -E noi non ti venderemo più per tutto l'oro del mondo.- Allora abbracciarono e baciarono il loro Pollicino, gli diedero da bere e da mangiare e gli fecero fare dei vestiti nuovi perché‚ i suoi si erano sciupati nel viaggio.
Olipa muinoin köyhä talonpoika, joka illalla pesän edessä kerta istuskeli kekäleitä kohennellen, ja hänen vaimonsa istui kehräämässä. Siinä ukko silloin lausui: "haikealtahan vetää, ett'ei lasta meillä ole yhtään! täällä tuskin hiiskaustakaan kuuluu, mutta muitten huonehissa nauru kajahtelee ja ilo ylimmällään riehuu." - "Niimpä niinkin," vastasi vaimo, "joska täällä telmäisi edes yksi ainoakin! ja vaikka tuo olisi ainoastaan peukalon kokoinen, minä jo tyytyväinen olisin; me sydämmellisimmästi häntä kuitenkin rakastaisimme." Tapahtuipa sitten, että vaimo kivulloiseksi kävi, ja seitsemän kuukauden kuluttua tuvassa makasi lapsi, joka kyllä oli kaikin puolin kaunis-kasvuinen, mutta ainoastaan peukalon pituinen. Silloin isä ja äiti sanoivat: "onhan kumminkin käynyt, kuten toivoimme, ja tämä lapsi pienokainen on meille mitä rakkahin oleva," ja hänen pienuutensa tähden hänelle pantiin _Peukalopoika_ nimeksi. Yllin kyllin lapselle ruokaa annettiin, mutta eipä tuo isommaksi kasvanut, vaan jäi semmoiseksi, kuin hän jo syntyessänsä oli ollut; äly kuitenkin hänen silmistänsä loisti, ja pian hänestä tuli viisas, sukkela pikku pulikka, jolta kaikki onnistui, mihinkä toimeen hän vain ryhtyi.
Talonpoika kerta metsähän hankki, puita kaatamaan, ja mutisi silloin: "nythän soisin meillä semmoista miestä olevan, joka minulle vankkurit tuonne toimittaisi!" - "Oi isä kulta," sanoi Peukalopoika, "kyllä minä teille vankkurit toimitan, luottakaa te vain siihen, määrä-ajalla net varmaankin ovat metsässä teidän tykönänne." Tähän isä hymyillen vastasi: "mitenkä tuo laatuhun kävisi? sinä liian pieni olet hevosta ohjaamaan." - "Eipä tuosta haittaa, isäseni, jos vain äiti hevosen asettaa valjaihin, kyllä minä pian korvaan puikahdan ja huudan sille, minne sen on juokseminen." - "Noh olkoon menneeksi," sanoi isä, "sopiihan kerrankin koettaa." Kun sitten tuli määrätty aika, äiti hevosen valjasti sekä pisti korvahan Peukalopojan, ja tämä pienokainen hevosta ohjaten tuolta huusi: "hei hepo! oikealle! vasemmalle!" Ja nyt ihan säntilleen kulku kävi etehen-päin, ikään-kuin olisi ohjissa ollut koko pää-kuski, ja vankkurit oikeaa tietä vyörivat metsään. Tapahtuipa sitten, että, juuri kun eräästä kulmasta poikkesivat ja Peukalopoika huusi: "vasemmalle, vasemmalle!" kaksi outoa miestä osasi siinä kulkea. "Jopa nyt jotakin," sanoi toinen, "mitä maar tämmöinen tietää! kulkeehan tuossa vankkurit ja hevoselle huutaa ajaja, vaikk'ei sellaista näy missään." - "Tuskinhan tämän asian laita oikein lienee," vastasi toinen, "seuratkaamme siis noita rattaita, nähdäksemme, minne viimein seisattuvat." Mutta vankkurit ihan metsään ajoivat suorastaan sille paikalle, missä ukko oli halkoja hakkaamassa. Sitten isäänsä nähdessään Peukalopoika hänelle huusi: "katsoppas, isä kultaseni, jopa täällä olen vankkureineni; tule nyt minua nostamaan alas!" Isä vasemmalla kädellään hevosen pidätti päitsimistä ja otti oikealla ulos korvasta pikku poikansa, joka ilo-mielin olki-korrelle istahti. Nähdessään Peukalopoikaa nuot oudot miehet vasta ihmettelemään, ja toinen kuiskaten toiselle lausui: "kuuleppas veikkoseni! tuosta pikku pulikasta ehkä tulisi onnemme perustajaa, jos hänet jossakin isossa kaupungissa näyttelisimme rahasta; entä jos hänen ostaisimme." He sitten menivät talonpojan tykö ja sanoivat: "myy meille tuo poika pikkarainen, hyvä oltava häntä meillä odottaa." - "En maar." vastasi isä, "tuo on minun sydän-käpyseni enkä häntä kaiken mailman kullasta myisi." Mutta kaupasta kuultuaan Peukalopoika isänsä takin laskuja myöden kapusi hänen olka-päällensä seisomaan sekä kuiskutti hänelle korvaan: "myy vain minut heille, kyllä minä piankin taas palajan luoksesi." Silloin isä hänen antoi noille molemmille miehille kelpo raha-summasta. "Minne istumaan tahdot?" kysyivät pojalta. "Asettakaa minut hattunne ryödälle, siellä minun sopii ympäristöä katsellen edes takaisin astuskella, enkä suinkaan alas putoa." Miehet hänen mieltänsä noudattivat ja, kun Peukalopoika oli isällensä jää-hyväiset sanonut, he tiehensä läksivät. Sitten edelleen astuivat, kunnes hämärtämään rupesi, jolloinka poju kuului pyytävän: "laskekaa minut hiukan maahan." - "Pysy sinä vain paikallas," sanoi mies, jonka hatun-röydälle tuo linnun-kotolainen istui, "eihän siinä sinusta haittaa." Mutta Peukalopoika rukoilemistansa rukoili, ja ottipa viimein mies päästänsä hatun sekä laski tien viereen pellon pyörtänölle pikku pojan. Tämä nyt turpehien välissä siinä hetkisen juoksenteli ja hyppeli sinne tänne sekä pujahti sitten yht'äkkiä hiirenreikähän, jonka hän oli osunut löytämään. "Hyvästi nyt, hyvät herrat!" huusi hän ivaten, "kiertäkää vain kaunihisti kotia-päin älkäättekä siinä tyhjän-päiten minua odotelko." Miehet tuonne hypähtivät ja pistelivät kepeillä hiiren-reikään, mutta turhaa vaivaa siinä näkivät, sillä Peukalopoika yhä edemmäksi pujahteli; ja koska piankin tuli pilkko pimeä, täytyi heidän suutuksissansa ja tyhjin kukkaroin palata kotia.
Huomattuansa miesten jo menojansa menneen Peukalopoika taas hiipi ulos maan-alaisesta piilo-paikastaan. "Aivanhan vaaralliselta toki vetää pimeässä pellolla kierteleminen." hän jupisi, "piampa täällä säärensä särkee ja niskansa taittaa." Onneksensa hän tyhjän koteloisen-kuoren tapasi. "No tännehän minun kelpaa yöksi jäädä turvihin," hän virkahti sekä meni sinne sisälle istumaan. Sitten hetkisen päästä nukahtamaisillaan juuri ollessansa kuuli hän kahden miehen sieltä ohitse käyvän ja toisen sanovan toiselle: "millähän keinoin nyt mukavimmin kävisi saada tuolta rikkaalta kirkkoherralta hänen kultansa ja hopeansa ryöstetyksi?" - "Sen maar minä kyllä tiedän," huusi kohta Peukalopoika. "Mitähän tuo?" sanoi varkaista toinen, "kuulimpa mielestäni jonkun puhuvan." He nyt kuuntelemaan seisahtuivat, ja Peukalopoika jatkoi: "ottakaa minut mukaanne, minä teidät taatustikkin olen auttava." - "No missäs sitten olet?" - "Hakekaa vain maasta sekä kuunnelkaa tarkkaan, mistä ääni tulee," tämä vastasi. Viimein varkaat pojan löysivätkin ja nostivat ylös piilosta. "Vai sinä, pieni veitikka! lieneekö sinussa auttajaa?" he nauraen sanoivat. "Ompa niinkin," tokasi tuo vastaukseksi, "minä rauta-salpojen välitse puikahdan kirkkoherran huonehesen sekä toimitan teille sieltä, mitä vain tahdotte." - "Olkoon siis menneeksi," he vastasivat, "sopiihan koettaa, mikä mokoma sinussa lienee." Kun sitten pappilaan pääsivät, Peukalopoika kamariin pujahti, mutta rupesipa kohta, oikein parastansa pannen, huutamaan: "tahdotteko kaikki, mitä täältä löytyy?" Varkaat pelästyen hänelle kuiskasivat: "puhu hiljaa, ett'ei ketään heräisi!" Mutta Peukalopoika ei ollut tuota kuulevinansa, vaan huusi uudestaan: "mitä tahdotte? haluttaako teitä täältä kaikki." Tästä keräsi kamarinvierisessä tuvassa makaava kyökki-piika, ja tuo istualle nousi sekä rupesi tarkasti kuuntelemaan. Varkaat taas olivat pelästyksissänsä juosseet kappaleen matkan päähän, mutta rohkaisivatpa jälleen mielensä, ajatellen: "tuo pikku pulikka tahtoo meitä vähän kiusailla," palasivat takaisin sekä kuiskasivat hänelle oven takaa: "ryhdy nyt jo tosi-toimehen ja pistä meille tänne sieltä jotakin!" Silloin Peukalopoika vielä kerran huusi niin lujasti, kuin suinkin sai huudetuksi; "tahdompa minä teille antaa vaikka kaikki, kurottakaa vain kätenne tänne." Tämän ihan selvästi kuuli piika, hypähti vuoteeltansa, kompuroitsi ovea kohden ja astuipa kamariin. Varkaat kiiruusti koipensa korjasivat sekä kiisivät pakohon, ikään-kuin olisi itse pää-paha kintuissa ollut; ja kosk'ei piika saattanut mitään selittää, meni hän valkeaa hakemaan. Kun hän sitten, kynttilä kädessä, palasi kamariin, Peukalopoika, ennenkuin häntä huomattiin, tiehensä pujahti ja riensi latoon; mutta kosk'ei tyttö, kaikki nurkat ja komerot tyystin haettuansa, kuitenkaan löytänyt mitään, hän taas vuoteellensa kapusi, arvellen vain unta nähneensä, vaikka avoimin silmin ja kuulevin korvin.
Peukalopoika oli heinissä tipsuteltuaan hyvän makuupaikan itsellensä löytänyt; siinä hän aikoi rauhassa levätä aamuun asti ja sitten palata kotia vanhempainsa luoksi. Mutta kova kohtalo häntä väijyi! no niin! onhan mailmassa tuskaa ja vaivaa monemmoista! Piika tapansa mukahan päivän koittaessa vuoteltaan nousi ja läksi talon karjaa ruokkimaan. Ensin hän latoon meni, josta otti sylillisen heiniä, ja osuipa hänen kouriinsa tulemaan juuri se tukko, missä Peukalopoika parka makasi nukkumassa. Mutta tuo niin sikeässä unessa oli, ett'ei hän mitään huomannut eikä ennen herännyt, kuin vasta lehmän kielen kohdalla, sillä heinä-tukossa poju raukka oli tuon elukan suuhun suikahtanut. "Voi onnettomuuttani!" hän huudahti, "mitenkä minä olen vanutus-myllyhyn joutunut!" mutta huomasi pian kyllä, missä hän tosiaankin oli. Siinä nyt käski varoa, ett'ei hän hampahien väliin takertuisi rikki ruhjottavaksi, mutta vatsahan hänen kuitenkin täytyi luistaa alas. "Tästä tupasesta akkunat ovat unohtuneet," hän lausui," eikä aurinko mistään pääse tänne paistamaan; kynttilää ei ensinkään saatavissa!" Yleensä tämä maja-talo hänestä hyvinkin huonolta veti, ja mikä kaikisten pahin, heiniä ovesta tuli lisäksi tulemistansa ja paikka yhä ahtaammaksi rupesi käymään. Viimein poju hädissänsä täyttä kurkkua kiljasi: "jo olen kylläni saanut, älkää minulle enään rehuja tuoko enempää!" Piika silloin juuri osasi olla lehmää lypsämässä, ja kun hän puhuttavan kuuli, vaikk'ei ketään näkynyt, sekä tunsi äänen samaksi, jonka jo oli yöllä kuullut, pelästyi tyttö parka niin kovasti, että hän renkulta roikahti selällensä ja kaasi kiulusta maidon maahan. Kiiruimman kautta hän sitten isäntänsä luo riensi ja huusi perille päästyänsä: "oi ihmeen ihmettä, kirkkoherra kulta, lehmä meidän on puhumaan ruvennut!" - "Turhias siinä hourailet," vastasi kirkkoherra, vaan meni itse kuitenkin navettaan katsomahan, mitenkä tuon laita oikeastaan oli. Mutta tuskin oli hän navetan kynnyksen yli astunut, jopa Peukalopoika taas huusi: "olenhan jo kylläni saanut, älkää rehuja tänne enempää pistäkö!" Silloin kirkkoherra itsekin pelästyi, arvellen pahan-hengen riivaavan, sekä käski tappaa lehmän. Se kohta tapettiinkin, ja maha, missä piili Peukalopoika, viskattiin tunkiolle. Poju nyt parastansa pannen koetti tuosta pinteestä päästäksensä ja jopa jo paljon vaivaa nähtyänsä ihan oli pääsemäisillään, mutta kohtasipa taas kova onni, juuri kun hän oli päätään ulos ilmahan pistämäisillänsä. Nälkäinen susi, näet, sieltä ohitse juostessaan hotkasi yhdellä nielauksella koko mahan. Peukalopoika ei tuosta kuitenkaan liioin säikähtynyt, vaan ajatteli: "ehkähän käynee sutta suostuttaminen," sekä huusi vatsasta: "susi kulta! tiedämpä, mistä kelpo aterian saisit." - "Missä se on saatavissa?" kysyi susi, "Noh tuolla, tuossa talossa; sinun sopii lasku-ränniä myöden hiipiä huonehesen sisälle ja oletpa löytävä kakkuja, sian-silavaa ja makkaroita, vaikka sinua haluttaisi syödä kuinkakin paljon," ja nyt poju kertomalla tarkoin kuvasi isänsä asunnon. Sudelle ei tuota tarvinnut kahdesti sanoa, se yöllä laskurännin kautta vara-aittahan könti ja syödä ahmasi siellä oikein mielensä perästä. Kyllänsä saatuaan se taas ulos aikoi, mutta olipa niin paksuksi paisunut, ett'ei se enään mahtunutkaan samaa tietä menemään. Tämän oli Peukalopoika jo ennaltaan arvannutkin sekä rupesi nyt suden vatsassa tavatonta melua pitämään, huutaen ja pauhaten aivan tarmonsa takaa. "Hiljaa siellä!" sanoi susi, "herätäthän sinä talonväen." - "Mitä turhia," vastasi pikku poju, "oletpa sinä vatsas täytehen syönyt, nyt minäkin vuorostani pidän iloista aikaa," sekä rupesi uudestaan täyttä kurkkua huutamaan. Siitä viimeinkin herättyään hänen isänsä ja äitinsä vara-aitan ovelle juoksivat ja tirkistelivät raosta tuonne sisälle. Nähtyänsä suden siellä meuhaavan riensivät he aseita hakemaan, ja mies sitten toi kirvehen sekä vaimo viikatteen. "Pysy sinä siellä takana," sanoi mies, kun olivat aittaan astuneet, "jollei susi, minun kerran huimastuani, kohta kuoliaksi kellisty, tulee sinun hyökätä sen kimppuun ja viiltää siltä maha halki." Silloin Peukalopoika, kuultuaan isänsä äänen, huusi: "isä armahimpani, minä täällä olen, istumpa suden vatsassa." ilosta ihastuneena isä lausui: "kiitos Luojan! meidän rakas lapsemme on kotia palannut," sekä käski vaimonsa panna pois viikatteen, ett'ei Peukalopoikaan sattuisi. Sitten hän sutta päähän lyödä läjähytti kolauksen semmoisen, että tuo kohta kaatui kuolleena maahan; sen jälkeen he veitsen ja sakset tuotuansa leikkasivat pedolta mahan auki sekä ottivat sieltä ulos pikku pojunsa. "Voi," sanoi isä, "mehän sinun tähtes olemme vasta surua nähneet!" - "Niin, isä kulta, minä jos jommoisiakin paikkoja olen kierrellyt; oikein hyvältä tuntuu, kun olen päässyt raitista ilmaa taas hengittämään." - "Missä merkillisessä sinä siis olet käynyt?" - "Oi isäseni! minä ollut olen hiiren-reiässä, lehmän mahassa ja suden suolissa; nyt tänne jään teidän luoksenne." - "Emmekä me sinua enään myy, vaikka kaiken mailman rikkaudet saisimme." Sitten he rakasta Peukalopoikaansa hyväilivät ja suutelivat, antoivat hänelle syötävää ja juotavaa sekä teettivät hälle uudet vaatteet, koska vanhat olivat matkalla rääsyiksi kuluneet.